Pasquale Scotti si pente. “Canta” il braccio destro di Raffaele Cutolo. E i sopravvissuti della Prima Repubblica, tremano. Quasi fosse un vento freddo, che preannuncia la fine.
Ma quali sono i segreti di Pasqualino ‘o collier, il boss fantasma per trent’anni considerato morto, e poi riapparso in Brasile, con una carta d’indentità anonima con scritto solo Francisco De Castro Visconti?
Sono tanti. E non sono da poco.
Quell’uomo che una sera si presentò al castello di Ottaviano con un collier prezzato cinquanta milioni di vecchie lire, e con un inchino goffo regalò la parure alla moglie di don Raffaè, potrebbe raccontare finalmente la verità sul ‘caso Cirillo’. E anche sul patto scellerato tra camorra, Brigate Rosse, e Democrazia Cristiana.
E’ lui che sa chi nell’inverno del 1981 si presentò davanti alla cella di Rafaele Cutolo, nel supercarcere di Ascoli Piceno, e trattò per la liberazione dell’ex Assessore regionale.
E’ lui che potrebbe sapere che fine ha fatto il Tesoro della Nco. Ed è sempre lui che conosce nomi e volti degli uomini della Dc che trattarono sia per Cirillo che per Aldo Moro.
Insomma Pasqualno ‘o Collier è l’uomo dei grandi segreti. Colui che potrebbe far riscrivere un pezzo di storia del nostro Paese. Quella fatta di sangue e potere senza scrupoli. Quella impastata di complotti e segreti irraccontabili. Quella del patto Sato-criminalità, che tutti, ma proprio tutti i politici della Prima Repubblica, vorrebbero seppellire per sempre.
Oggi c’è chi dice che la latitanza dorata di Scotti fu il prezzo che lo Stato pagò per il suo silenzio, e per i ‘servigi’ prestati nella vicenda Cirillo.
Che abbia deciso di ‘pentirsi’, di parlare, è una notizia strana, imprevedibile, per certi versi.
Perché dopo tanti anni? Perché in maniera così eclatante?
“Non vedeva l’ora”. Dice qualcuno. “Aveva preparato questo momento nei minimi particolari”. Dicono altri. Difficile, però, cercare di capire le ragioni e i ‘piani’ di un uomo che per quarant’anni ha ucciso, tramato, coperto, in nome del suo unico boss. Don Raffaele Cutolo.
Per il team della Dda quello che conta è ascoltarlo. E magari riuscire finalmente a metterlo faccia a faccia con il suo ‘capo’.
L’incontro con Cutolo, il confronto tra i due detentori dei segreti dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta, potrebbe veramente cambiare la storia di questo Paese.