Chiusura (pexels.com) – ilcorrierino.com Una chiusura che fa precipitare quasi cento famiglie nel baratro della difficoltà economica: azienda campana non si riprende. La crisi economica è una questione che sembra praticamente perseguitare il Paese da anni. Sfortunatamente, il gap tra la classe medio bassa e quella medio alta sembra non fare altro che aumentare nel tempo. La situazione è aggravata da una serie di eventi che in alcuni casi altro non possono essere definiti se non frutti del caos. Quello che sta accadendo in Campania con la chiusura di una sede locale di una grande azienda è tragico per tante famiglie. Una chiusura che mette in serie difficoltà numerosi cittadini, succede in Campania La vicenda dai tragici risvolti si è svolta presso la località Luogosano-San Mango sul Calore, in provincia di Avellino, in Campania. A giungere a una chiusura che pare definitiva è stato lo stabilimento dell’azienda ArcelorMittal, che garantiva uno stipendio a tantissime famiglie della zona. L’annuncio della chiusura è stato davvero duro da mandare giù ed è avvenuto alla fine di una riunione convocata da Confindustria Avellino che aveva visto Azienda e Sindacati prendere parte alla discussione. Le parole riportate da ANSA hanno colpito molti lettori: a parlare è l’operaio Michele Rizzo, che ha affermato come “perdere il posto di lavoro a 50 anni e al Sud è come uccidere una persona. La politica, le istituzioni se hanno dignità e coraggio devono mobilitarsi per impedire la chiusura“. Ecco tutti i numeri in termini di licenziamenti e quali sono i provvedimenti che ci si augura vengano presi attraverso l’intervento dello Stato. Chiusura aziendale (pexels.com) – ilcorrierino.com Chiusura aziendale, ma non per ferie: i lucchetti significano zero lavoro, lavoratori per strada All’esterno della sede della Confindustria Avellino erano presenti diversi operai proprio per manifestare la loro difficoltà in seguito alla comunicazione riguardante la chiusura dello stabilimento ArcelorMittal. Alcune famiglie avevano solamente questo stipendio come unica fonte stabile di reddito, ma la chiusura, e il conseguente licenziamento di ben 70 persone, di un’azienda di questo calibro ha pesato anche su quei nuclei familiari che avessero anche una seconda entrata, ovviamente. Quando si riesce a trovare lavoro in un’azienda che ospita già un alto numero di dipendenti si pensa di poter essere al sicuro. Sfortunatamente la vicenda di ArcelorMittal dimostra che nulla è davvero sicuro. Dalle istituzioni si sono fatte avanti diverse personalità, in particolare si è fatto avanti il consigliere regionale Enzo Alaia che ha chiesto un tavolo che si possa occupare della questione. Navigazione articoli Mozzarella di bufala, la migliore la fanno solo in questo minuscolo paesino campano: file chilometriche in autostrada per assaggiarla